Il richiamo: libero no… non torna!
- 5 Febbraio 2021
- Ilaria D'Ercole
- 0
Richiamo del cane: libero no! Perché non torna
È probabilmente la seconda ragione che spinge a contattare un educatore cinofilo: il mio cane non torna al richiamo!”
Lecita richiesta da parte dell’essere umano, mi sembra il minimo desiderare di non perdersi il cane al parco. Meno scontato per il cane.
Si stupiscono sempre i familiari quando gli si dice che tra i cani il richiamo non esiste.
Verità parziale, nel senso che chiamare a voce il nostro cane e pretendere che si precipiti da noi, è una richiesta che naturalmente e spontaneamente non sa riconoscere.
Il tempismo, il contesto, gli stimoli presenti nell’ambiente, le motivazioni (ovvero la propensione viscerale del cane che lo spinge a relazionarsi col mondo) e il modo in cui emettiamo la richiesta interferiscono sul successo effettivo che il cane ci raggiunga.
Il punto focale è la Comunicazione.
Come posso infatti porre una domanda ad un vietnamita se non conosco la sua lingua?
La maggior parte di noi ama i cani, vive con loro sin dall’infanzia magari, condivide spazio e tempo con naturalezza. Diamo per assodato di parlare una lingua reciprocamente comprensibile.
Non è proprio così, i cani si sforzano molto di interpretare le nostre richieste. Noi inconsapevoli li reputiamo più o meno intelligenti in base a quanto rispondano alle nostre richieste verbali. “Vieni qui – resta lì – mangia qua – non andare là”.
In realtà loro capiscono le nostre intenzioni e volontà attraverso la postura assunta e le traiettorie che prendiamo.
Quando la nostra domanda verbale corrisponde a quella posturale…Bingo! L’istanza viene accolta, noi pensiamo il nostro cane sia figo…e noi anche!
In effetti siamo stati coerenti, parole e gesti hanno determinato il medesimo input e abbiamo creato un incontro fra comunicazione umana e comunicazione canina. Una sorta di traduzione simultanea.
Gli esercizi propedeudici
Noi educatori abbiamo un range di esercizi propedeutici al richiamo del cane volti a sensibilizzare le persone per rendersi chiari e appunto congruenti con il codice “vieni!!” Lavoriamo su direzione, mimica facciale, ritmo, distanze, rinforzo positivo, manualità di riaggancio guinzaglio.
La tecnica tuttavia più efficace è l’emozione. Il richiamo del cane non esiste ma se esiste, si identifica in EMOZIONE. Una forza attrattiva che spinge un soggetto a lasciare uno stimolo interessante per tornare a ricongiungersi al centro affliliativo.
A questo si aggiunge la disabitudine mentale a considerare la comunicazione a distanza col nostro cane, veniamo da due secoli di concetto di “obbedienza e controllo” e la distanza di oltre i 50 cm tra la nostra gamba e la spalla del nostro cane è sinonimo di disobbedienza, assenza di controllo e conseguente motivo di ansia.
Che sia una convinzione poco vicina alla natura del cane, lo dimostrano una serie di attività sportive e professionali praticate da uomini e cani.
Una delle più recenti la raccontiamo nella puntata ‘Dalla parte degli animali’ del 5 ottobre 2020 condotta dall’On. Michela Vittoria Brambilla su Rete 4, spiegando come Hoopers, attività ludico sportiva non agonistica va in mutuo percorso ai percorsi educativi di base, insegnando a binomi ad avere una fortissima coesione in lontananza.
Mantenendo contatto e piacere di ascoltarsi, restando affiliati in una relazione affettuosa.
E questo è il concetto più spinoso da chiarire all’umano, affiliativo non significa affettuoso.
Affiliarsi contempla una sorta di input associativo, un obiettivo, un interesse comune che motivi il trascorrere buon tempo insieme per il medesimo diletto, cosa che in un legame affettuoso può non essere un punto fondamentale.
Una relazione affiliativa non necessariamente è affettuosa e viceversa. Per dirla all’umana.. i ragazzi hanno una relazione affettuosa con i genitori ma la relazione affiliativa si sviluppa più facilmente con i compagni di classe.
Quindi il succo se decidiamo di passare un tempo alquanto lungo di 10/15 anni con un cane, è importante capire questa differenza e modificare le nostre attitudini in base a come vogliamo far germogliare il nostro rapporto considerando che i cani non sono figli ed il legame può essere sia affiliativo che affettuoso.
Trascorrere gli anni insieme al nostro cane in modo proattivo, siamo fino troppo spesso abituati a lasciarci vivere dentro le relazioni, quando invece possiamo ravvivare la nostra esistenza cancellando il “dovere” del rapporto per ritinteggiarlo con note piacevoli.. fare meglio del nostro tempo!… oltretutto scivolando sulla fantasia, si scopre che le attività praticate inizialmente in modo più didattico si aprono poi ad essere i gli altri contesti naturali e urbani, vestendole
Lui è pronto, ce lo chiede sempre e non vedono l’ora che usciamo dal nostro individualismo per divenire team.
Il richiamo è un’emozione, è gioia partecipativa, è attrazione della condivisione del cane.